Willi Hermann al "Nocciolo", 1965

Prima mostra personale di Villi Hermann

Periodo: dal 14/01/1965 al 03/02/1965

Luogo: Galleria "Nocciolo", Corso Elvezia, 6900 Lugano


Villi Hermann frequenta l’Académie de la Grand Chaumière a Paris, la Werkkunstschule di Krefeld in Germania e la Kunstgewerbeschule di Lucerna. Tiene la sua prima mostra personale a Lugano nel 1965 alla Galleria Il Nòcciolo in corso Elvezia, con una presentazione di Giancarlo Zappa di Castelrotto. Alla Galleria Il Nòcciolo esponevano in quel periodo Pietro Salati, Emilio Rissone, Gianni Realini, Jimmy Ortelli, Piergiorgio Piffaretti (Piff), Mucci Staglieno-Patocchi, Fernando Bordoni ed altri. In questa occasione l'artista presenta una ventina di opere, tra silografie, litografia, numerosi schizzi e due acquarelli. 


Rassegna stampa: 

Il ventitreenne Willi Hermann, che abita a Lugano, è con questa esposizione al “Nocciolo” alla sua prima “personale” nel Ticino. Ed una volta ancora dobbiamo essere grati all’attività della Galleria in Corso Elvezia se ci è dato modo di conoscere un’altra forza operante nel nostro paese. Willi Hermann esce dalla Kunstgewerbeschule di Lucerna, dove, subito dopo gli studi inaugura la sua prima “personale” coronata da un lusinghero interesse. Sprito libero e dinamico, consapevole della necessità di conoscere altri rapporti sociali, l’Hermann intraprende subito dopo la scuola numerosi viaggi all’estero.
Risiederà per un anno a Parigi, nel 1962, poi in Germania, dove si perfezionerà nella tecnica dell’incisione, infine nell’Algeria, che, conquistata la sua indipendenza, aprirà le porte ai giovani intellettuali d’Europa. 
L’esperienza umana vissuta dall’Hermann lascerà segni tangibili sulle sue ricerche pittoriche, impegnato com’è il pittore a ripercorrere la moderna esperienza astrattistica per appropriarsi di quel segno calligrafico che gli consentirà, trasportando la lezione in ambito figurativo, di interpretare il paesaggio con adegauta sensibilità. Sono del periodo parigino i piccoli paesaggi a puntasecca, in cui, attraverso il tratteggio minuto e sottile, l’Hermann arricchisce la sua tavolozza di delicate sfumature, che già sono l’indice di una certa qual maturità. Il tratteggio astrattistico del periodo parigino e del successivo germanico sta lì a dimostrare la particolare sensibilità del giovane pittore, capace talora di raggiungere delicate impressioni di trasparenze, intessute su una trama di contrasti appena accennati. 
Ancora impressioni di un viaggio, questa volta nella Bosnia Erzegovina, le silografie dalla composizione alquanto grafica e le rapide annotazioni ispirate da scenette vive. Da segnalare un disegno che sta a sé, vicino, tanto per spiegarci, a Grosz, caratterizzato da una corrosiva satira sociale.
Guglielmo Volonterio, Libera Stampa, 29 gennaio 1965

Si è aperta presso la Galleria “Nòcciolo” di Corso Elvezia la mostra di pittura di Willi Hermann. Le opere esposte sono una ventina. 
,,Gli occhi sono fatti per vedere – scrive il critico Giorgio Zappa – la pittura è fatta per essere vista, quindi il lavoro del pittore non deve essere che quello di vedere meglio che può e di far vedere la realtà che egli ama definire nel mutevole giro della luce”. Queste potrebbero essere alcune parole di Willi Hermann sul suo modo iu abitare un foglio bianco con un disegno, una puntasecca, una silografia: annotare prima di tutto con diligenza lo spettacolo quotidiano, meditarlo alla luce interna della memoria silenziosa per poi ripresentarlo con umile partecipazione… 
È una presa di coscienza della realtà che tuttavia non è mai affannata, mai scomposta, sempre illuminata da un senso naturale della misura, anche quando la luce si fa corrosiva. In questi anni di chilometri quadrati di forme e colori all’insegna delle varie mode commerciali e dei diversi manierismi, l’incontro con questo giovane che cammina coi piedi per terra (terra di foglie secche di castagno o di sabbia africana) e che non disdegna di aprire bene gli occhi per cominciare ogni giorno a vedere di nuovo, è più che un’occasione di simpatia, è già la sicurezza che i suoi quadri hanno tutte le possibilità di tenerci compagnia. 
Anche perché sono aperti a sempre nuovi sviluppi non meno necessari”.  
CENOBIO, Rivista bimestrale di cultura. 
 
 
La Galleria del Nocciolo ospita fio al tre febbraio opere di Willy Herrmann. Lucernese ma residente nel nostro paese, l’Hermann vien definito molto bene in poche parole dal prof. Giancarlo Zappa nella prefazione dell’opuscoletto che annunciava l’apertura della Mostra. “Willy – dice il prof. Zappa – non esce mai di casa senza essersi ficcato in tasca il notes, il lapis e la penna”. Noi vorremmo aggiungere: e non senza essersi assicurato che gli occhi son pronti a fotografare. Infatti se per un reporter la cosa più importante è il diaframma della sua Rollex, per Herrmann la cosa più importante, e che non scorda mai, è quella di osservar. Basterà vedere la vasta gamma dei paesaggi riprodotti per avere un’idea di come un artista possa essere anche cronista. 
Le opere esposte alla Galleria del Nocciolo sono una ventina e comprendono diverse silografie, alcune litografie, numerosi schizzi e due acquarelli. Se nelle silografie l’Herrmann trova un più vasto campo per riprodurre le sue immagini, soprattutto basandosi sui giuochi di luce e sui contrasti della natura, pensiamo che nelle litografie, pur rimanendo nel piccolo, egli abbia più occasione per espiremere la sua forza innata di cronista. A nessuno infatti sfuggirà la bellezza di due litografie: “Peuple” in cui qualcosa ci richiama Toulose Lautrec e “Monaci sul Monte Athos” che vale quanto un articolo di un giornalista illustre.
Ottimamente riuscite le punte secche in cui l’artista rappresenza il devolversi delle cose della natura in una forma artistica che rasenta la miniatura. Artisticamente valide anche le vedute dei nostri luoghi (Bedigliora, Lugano, uno dei portieri del circo Knie, ecc.) riunti in una serie di schizzi. Da ultimo i due acquarelli di cui uno (“La fête”) ci sembra la cosa più bella presentata in questa mostra. Non solo perché è il quadro che più sfugge all’attenzione dei visitatori, ma anche perché in quel lavoro abbiamo intravvisto qualcosa di nuovo per un artista che, tutto sommato, non dispiacerà a coloro che vorranno conoscerlo attraverso opere esposte alla Galleria del Nocciolo.
O.B., Giornale del Popolo, 20 gennaio 1965

 

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